Un mese fa esatto mi trovavo presso lo Studio del dott. Marco Moro a Novara per parlare ancora una volta dei segreti sulla Fotografia Odontoiatrica di Qualità e di quanto questa sia importante e necessaria per documentare tutti gli step che noi professionisti seguiamo durante il nostro flusso di lavoro quotidiano.
Queste dovrebbero essere per tutti noi addetti del settore, prerogative fondamentali ed imprescindibili se desideriamo realmente elevare la #qualità e l’#eccellenza dei #risultati con conseguenti ricadute positive sui nostri #pazienti.
Infatti una #FODQ ben strutturata ed organizzata, è utile ad ottimizzare il lavoro di qualsiasi dentista ed igienista dentale poiché è l'unico strumento che consente in maniera concreta di documentare e creare uno storico per ogni singolo paziente; dati che andranno immagazzinati all'interno di un #gestionale/#database per i dovuti consulti da parte dello specialista come per esempio durante la pianificazione di un #intervento.
FODQ inoltre è sinonimo di contenuti sempre freschi di casi da divulgare a scopo scientifico piuttosto che di #promozione della propria #attività attraverso sia canali #social che siti #web del proprio studio dentistico, con conseguente incremento della fiducia da parte dei potenziali pazienti. Del resto è risaputo che la #trasparenza è una caratteristica sovente apprezzata!
Riprendendo il discorso d'introduzione all'inizio di questo #post, la trasferta novarese, così vicina alla mia casa di Vercelli, ha fatto riaffiorare alla mente (da qui il titolo del post "Amarcord FODQ") gli intensi anni universitari che mi hanno portato a laurearmi nell’”ormai” lontano 2007 come igienista dentale presso la facoltà di medicina e chirurgia dell’Università del Piemonte Orientale “A.Avogadro”.
E' risalente a quegli anni per l'appunto, la possibilità di iniziare ad avvicinarmi maggiormente alle tecniche fotografiche applicate alla pratica clinica. Ricordo ancora come i nostri #docenti, uno in particolare il dott. M. Migliario, cercassero di spronarci a fotografare il più possibile tutto quello che potevamo, ed apprendere le tecniche base per poter arrivare ad ottenere delle foto che potessero fornire dei dati visivi accettabili. Celebri furono le simpatiche lotte che dovevamo fare ogni volta per avere la possibilità di utilizzare l’unica macchina fotografica presente in clinica che, ovviamente, era tenuta sotto stretta sorveglianza e chiusa a chiave in un armadietto nell’ufficio del direttore!
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